Sai distinguere la fame “nervosa” da quella fisiologica? 3 caratteristiche per riconoscerla
Da un paio di mesi a questa parte la vita di tutti noi ha subito forti ed improvvisi cambiamenti: le nostre abitudini e la nostra routine sono state brutalmente interrotte e con esse sono cambiate anche le nostre pratiche alimentari, che spesso in questa quarantena hanno riempito il nostro tempo e scandito i ritmi giornalieri.
Del resto quante foto di pizze, focacce, crostate abbiamo visto sui social negli ultimi tempi?
L’atto di mangiare, al di là della sua funzione “fisiologica”, porta con sé una forte valenza emotiva, psicologica, sociale. Il contesto storico attuale, caratterizzato da incertezza, isolamento, o, al contrario, convivenze forzate e soffocanti, ci espone ad un momento emotivamente delicato, nel quale il rapporto col cibo può avere un ruolo importante.
Il cibo, ad esempio, può essere un diversivo alla noia, un riempitivo del tempo, ma può anche essere utilizzato come anestetizzante di sensazioni spiacevoli o come “mezzo” per mantenere controllo sul corpo e sull’ambiente.
Ma come fare a distinguere una fame “nervosa” da una fisiologica?
La “fame nervosa” è caratterizzata tre aspetti:
1)È improvvisa: non segue una gradualità, ne un crescendo di sensazioni. Al contrario si può manifestare, ad esempio, anche subito dopo aver consumato un pasto;
2)È impellente: deve essere soddisfatta subito. Non può attendere i tempi necessari al reperimento del cibo, è urgente ed indifferibile, diventa la priorità a prescindere da cosa la persona stia facendo;
3)È rigida: solo alcuni cibi possono soddisfarla, tendenzialmente quelli ad alto contenuto di grassi e di zuccheri. In alcuni casi, la persona cerca dei prodotti molto specifici, ad esempio, solo di determinate marche o tipologie.
La fame fisiologica al contrario, possiede le caratteristiche opposte: è graduale, paziente, flessibile.
Regolarsi non è semplice!
Purtroppo non sempre soddisfare un attacco improvviso di fame riesce a placare questa esigenza, al contrario questo comportamento può generare sensazioni che aumentano il malessere, come sentimenti di colpa, tristezza o fallimento.
Molto spesso la prima soluzione che si adotta è imporsi una dieta, fatta di molte restrizioni e divieti. Tuttavia, altrettanto spesso, non risulta efficace nella perdita di peso quanto nella scomparsa della fame “nervosa”.
Perché?
Perché come abbiamo detto, alimentarsi non corrisponde al mero atto di mangiare. Le cause ed i trigger point (punti di innesco) sono soggettivi. Per questo motivo, rivolgersi ad uno psicologo qualificato per individuare i circoli viziosi e capire le cause alla base dei comportamenti, è fondamentale per identificare le strategie vincenti.